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Corriere degli Italiani, 14 luglio 2000


Società per tutte le generazioni
A Basilea un gruppo di volontari intende sperimentare sul campo questa visione


"Una società per tutte le generazioni".
Era questo lo slogan lanciato dalle Nazioni Unite nel 1999 per l'anno dell'anziano e che mirava a far adottare un'ottica che non fosse solo quella di una certa compassione verso la terza età, ma di una interazione con un'età da vivere in pienezza.

A Basilea un gruppo di volontari, provenienti da varie estrazioni, intende sperimentare sul campo questa visione e sta movendo i primi per rendere la terza età una risorsa per tutti.

L'impegno è quello di promuovere la cultura di un'anzianità accolta, non relegata ai margini, di modo che la società svizzera sia una società per tutte le generazioni, ma anche un paese in cui tutte le culture e le età continuino ad essere accolte, rispettate nella loro specificità, valorizzate ed amate. Una convivenza armonica fra i vari gruppi, infatti, comporta scelte interculturali a tutto campo.

Se, negli anni, precedenti le associazioni che avevano a cuore il bene comune avevano lottato per la tutela dei diritti lavorativi e culturali dei migranti, oggi all'orizzonte si presenta un nuovo fronte: l'attenzione e la tutela del pensionato, non solo per quanto concerne i suoi diritti pensionistici, ma anche il rispetto dei suoi tratti culturali.

La terza età non è un problema, per cui si è obbligati a perpetuare una assistenza sporadica ed offrire al massimo una cura che garantisca una morte indolore, ma deve costituire una risorsa.

Jean Vanier, il fondatore delle comunità dell'Arca, descrive bene questo passaggio nella vita in cui si perde si il controllo di situazioni e di persone che prima facevano affidamento a noi, ma su vive anche un tempo di risurrezione. Ora non occorre piu dare prova delle proprie capacità. Gli anziani possono fare tutte quelle cose che prima non avevano il tempo di fare; possono aprire il proprio cuore agli altri; non avendo piu niente da difendere, possono ascoltarli; possono vivere la comunione e la solidarietà affinché non subentrino noia ed angoscia.

Mettendo a confronto giovani, di cui è composto il gruppo di Basilea, e le persone immigrate che hanno raggiunto la terza età, ci si accorge che si tratta di continuare la scuola della vita. Gli anziani devono imparare che "il dono della vita, nonostante la fatica e il dolore, è troppo bello e prezioso perché ce ne possiamo stancare" (Giovanni Paolo II) per cui occorre "gode- re intensamente di questa esistenza terrena". Ma anche i giovani devono sapersi confrontare con gli anziani per imparare a scogliere la ricchezza umana e spirituale che proviene dalla terza età. Contro una mentalità dominante di mercato, gli anziani possono indirizzare i giovani sulla strada della umanizzazione della vita, dando risalto ai carismi propri della terza età, la gratuità, la memoria, l'esperienza, l'attenzione al piu debole in una società che emarginare ed allontana i piu deboli. Contemplando la vita ed i valori affettivi e morali presenti nella terzà età, i giovani trovano spunti per ricostruire il volto della società.

Gli anziani, e questo vale anche in emigrazione, sono "custodi della memoria collettiva, e percio interpreti privilegiati di quell'insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria. Gli anziani grazie alla loro esperienza matura, sono in grado di proporre ai giovani consigli ed ammaestramenti preziosi" (Giovanni Paolo II).

Il gruppo di Basilea intende affrontare questa sfida, sapendo che il contatto e la condivisione con la terza età saranno estremamente arricchenti. Ritorna in mente il famoso e straordinario quadro di Goya che ritrae un vecchio dagli occhi vivi e penetranti, con la barba bianca, con la scritta: "Aun aprendo" (imparo ancora)". Il cammino è appena iniziato.