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Corriere degli Italiani, 13 febbraio 2002
 
Pro Migrante: anziani protagonisti a pieno titolo
L'ineluttabilità dell'invecchiamento non deve significare un lasciarsi morire di noia e di avvilimento
 

Così recita lo slogan. Ma ci vuole tempo per accettare quella che Jean Vanier chiama l'esperienza di morte, rappresentata dalla fine delle attività lavorative retribuite attraverso cui si dimostrava il proprio valore e la propria importanza. Non sono pochi colore che maledicono il pensionamento perché si sentono messi in disparte e inutili pur percependo dentro di sé una energia sufficiente che corre il rischio essere sprecata per mancanza di obiettivi da realizzare. La paura e la confusione derivano anche dal fatto che gli immigrati non dedicano molto tempo a prepararsi a questa nuova fase della vita.

Opportunità e corsi non mancano; ma l'assillo per l'immediato, la lingua non conosciuta perfettamente a livello tecnico, la scarsa dimestichezza con i libri dopo tanto lavoro manuale, la poca attenzione da parte delle istituzioni alle peculiarità culturali di cui essi sono portatori rendono difficile il compito di quanti intendono aiutare i futuri pensionati a prepararsi adeguatamente a questa nuova stagione della vita.

L'inelluttabilità dell'invecchiamento non deve significare un lasciarsi morire di noia e di avvilimento. Per quanti desiderano restare in Svizzera, o vi sono costretti per i più svariati motivi, questa nuova fase va utilizzata al meglio perché la Terza Età è il tempo della gratuità in cui l'anziano mette in comune qualche cosa di sé che è irripetibile. Interessarsi dei problemi degli immigrati anziani, come intende fare la nuova associazione "Pro Migrante", non comporta, infatti, soltanto offrire informazioni e corsi specifici in dialogo costante con le istituzioni locali. L'associazione mira a rendere gli anziani protagonisti a pieno titolo, sollecitandoli a condividere con gli altri quel bagaglio di conoscenze che hanno appreso in emigrazione o hanno portato in eredità dalla terra di origine. Deve insomma continuare quel processo migratorio che, nella prima fase, aveva visto il migrante uscire dalla sua terra per cercar lavoro per sé e per la famiglia e sistemarsi degnamente nella nuova terra di adozione e, in questa nuova fase della vita, indica il suo ingresso pieno nella terra della comunione e della gratuità. Sarebbe disumano non rispettare le peculiarità culturali degli immigrati anziani e non dialogare con i custodi della memoria e gli elargitori di doni e conoscenze, privandoci della loro ricchezza ed impedendo di creare un'autentica rete di solidarietà tra le generazioni.