History of Old Bolgaria - Storia dell'antica Bolgaria
 

lo stato moderno nei confini attuali dal 1945 - the modern frontiers since 1945

from 200 BC to AD 1014 - dal 200 a.C. all' AD 1014


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Discovering the history of the ancient Bolgarian Wakhandur tribe (WHNDR Boulgar from the Armenian sources, called Onogondurs by the turco-altaic Khazars and elsewhere Olokhontor or Alkhun), which took possession of Moesia and Thracia in 679 AC, after eight centuries of dramatic, but also fascinating wandering across Central Asia: from the Tarim basin of Xinjiang to the slopes of the Imeon mountains (Pamir), from the river Oxus (Amu-Darya) to the Caspian planes, then back to Bactra (Balkh) and Ferghana, from Ferghana back to the land between the Volga and the Dniepr rivers, and finally from the Asov Sea shores to the Danube for a last land taking.

Riscoperta della storia dell'antica tribù dei Wakhandur Bolgar (WHNDR Boulgar delle fonti armene, chiamati Onogonduri dai turcoaltaici Khazari, ma anche Olokhontor oppure Alkhun), la quale si stabilì in Moesia e Tracia nell'anno 679 d.C., dopo otto secoli di pellegrinaggio drammatico e affascinante attraverso l'Asia Centrale: dal bacino di Tarim nello Xingkiang ai monti Imeon del Pamir, dalle sponde del fiume Oxus (Amu-Darya) alle pianure del Caspio, poi ritorno a Bactra (Balkh) e nella Ferghana, ancora fuga e ritorno nelle pianure tra i fiumi Volga e Dniepr, e, finalmente, dalle terre attorno al Mare d'Asov fino al Danubio per l'ultima Landnahme.

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L'origine etnica degli antichi e moderni Bolgari

Lo scopo di questo lavoro consiste nella reinterpretazione della storia e dell'archeologia degli antichi bolgari sulla base delle scoperte fatte nell'ultimo decennio in questi campi in modo da fornire uno strumento di comprensione e lettura della storia e della cultura dei miei antenati a tutti coloro che hanno questo tipo d'interesse per la Penisola Balcanica e l'Euroasia.

Lo stato attuale mostra un vuoto storico-culturale nell'anima delle persone che non aiuta gli sforzi necessari per ricostruire il paese dopo lo sfacelo del regime comunista. Perciò, non solo gli aspetti culturali o storici (troppi i reperti archeologici senza spiegazione e ormai in degrado, numerosi i fatti storici senza logica), ma anche quelli economico-politici esigono la ricostruzione di un patrimonio culturale originale, indipendente, capace di catalizzare la crescita nazionale. Per molti anni mi sono chiesto il motivo per il quale non riuscivo a conciliare fatti storico-culturali della Bulgaria con gli esposti dei manuali storici. Circa dieci anni fa ho iniziato questa attività di ricerca storica, culturale e linguistica senza sapere dove sarei finito. Stavo concludendo lo studio universitario della chimica e sviluppavo ormai un hobby di tipo completamente diverso dal solito. Mentre accumulavo conoscenze storiche e linguistiche (gaelico, avestano, sanskrito, altaico) ho avuto la bella sorpresa di vedere un estratto sull'internet del lavoro dello storico Peter Dobrev (Universum Proto-Bulgaricum) che mi ha ispirato notevolmente. In sostanza, l'avventura della riscoperta della propria storia è appena all'inizio.
 

Indubbiamente la composizione etnica della Bulgaria moderna è assai più complessa di quanto si crede normalmente. Per i motivi che esporrò in seguito, si deve rigettare la teoria della slavizzazione completa di uno sparuto gruppo di guerrieri altaici (turcomanni) nei secoli VII-X dell'era cristiana. In realtà è evidente una fusione dell'elemento bolgaro e slavo (tribù degli Anti) nel rapporto di circa 1:1, con un forte apporto di elementi traci (traci, illiri, geti, daci, fatto comprovato dai nomi di famiglia odierni di molti bulgari), e un certo apporto di elementi cumani e peceneghi (assimilazione di forse 100 000 turcomanni nei secoli XI-XIII). L'assimilazione di una manciata di Unni, sopravvissuti e sbandati dopo la loro disfatta militare alla fine del V secolo, è probabailmente avvenuta, ma senza avere un effetto particolare sull'etnia bolgara che invece aveva già alle spalle un lungo periodo di forte interazione con Alani,Sarmati, Massageti e Sogdiani tra il III° e il VI° secolo. Il dominio turco-ottomano dal 1397 al 1887 ha lasciato una minoranza turca nel sud del paese e un gruppo di bulgari turcizzati che oggi non sono né carne né pesce, con tutte le implicazioni sociali e politiche immaginabili.

Gli antichi Bolgari (proto-Bulgari, 3 tribù la cui esistenza è documentata, di altre bisogna invece dubitare) hanno avuto la loro origine in parte dai popoli dei Sarmati e Massagetai, ma soprattutto dal popolo degli antichi Yüeh-Chih delle cronache cinesi del periodo 200-180 a.C., popolo che si autodefiniva Twghry, un termine che va letto Tawghary e corrisponde a Tokhari (tokh o tukh = gallo in antico bolgaro, ari = gente, uomini). I Tokhari-Yüeh-chih, che invasero le terre dello stato iranoellenico della Bactria nel 140-30 a.C., provenienti da nord/nord-est, dalla Ferghana, secondo lo storico Mandelshtam, appartenevano indubbiamente ad un ceppo particolare, celto-iranico, degli Indoeuropei. Una delle 5 tribù dei Tokhari, quella dei Kushani, ha dato vita nel periodo 50 a.C.-249 d.C. all'omonimo impero centrato sul territorio dell'Afghanistan odierno.

L‘origine antica della cultura bolgara è da ricercare nella Cultura del Bacino del Tarim (ad ovest del Deserto del Gobi, a più di 1000 km dalla terra d'origine di Unni e Türük o Turchi, quella lingua di terra chiamata Ötüken tra i fiumi Selenga ed Orkhon, a 1500 km dalla terra d'origine degli Avari o Zhu Zhan sul fiume Onon). Le mummie del periodo 3500-1000 a.C. scoperte dieci anni fa nell'odierna terra degli altaici Uyguri (provincia cinese dello Xinjiang) testimoniano di una lunga permanenza di questo popolo in una regione distante dagli abituali insediamenti indoeuropei. Si tratta di un‘estensione della Cultura di Afanasievo (montagne a nord dello Xinjiang e della Mongolia) del 3500 a.C., perciò a nord del deserto del Takla Makan e dell'Oasi di Khotan e a sud della catena montagnosa del Tien Shan. La civiltà susseguente di Khotan è anche un'eredità dei Tokhari del Tarim (con forte apporto di un'invasione Saka)!

Sulla base della più antica opera geografica armena, l'Ashharatsuits, pubblicata da S. Eremyan e risalente ad Ananij Shirakaci, storico vissuto nel tardo VII secolo, "i Bolgari erano tra i 15 popoli che una volta abitavano la Terra tra il Turkestan (Turkmenistan ed Uzbekistan odierni) e la terra degli Ariani(Bactria), ai piedi della montagna Imai (s'intende l'Hindukush e il Pamir), ad ovest del Syr-Darya (in realtà a sud-ovest), esattamente dove i limiti occidentali delle montagne dell'Imeon (il Picco Imeni raggiunge ben 7495 m) incontrano le montagne settentrionali, cioè la cresta Zervansh (Monti Zeravshan) del Pamir, in pratica la valle del Vakhsh"!

In sostanza il popolo dei Tokhari, Yüeh-Chih nelle testimonianze cinesi, era costituito da cinque grandi tribù e una di queste, quella dei Kushan, prese il sopravvento nel I secolo a.C. per formare l'impero con capitale Bactra (Balkh) e Samarkand, sviluppando una nuova cultura grazie all'incontro con il buddismo. Attorno all'anno 150 d.C. doveva essersi consolidata la tribù dei Wakhanduri, nella Valle del fiume Wakhan nel Pamir (darya in iranico significa fiume) con alla guida il Clan dei Doulo(o meglio Dylo dall'anno dell'inizio della regalità, l'Anno del Serpente, 153 d.C., appunto Dylom in bolgaro, OU è una trascrizione comune greca per Y), mentre altre delle 5 tribù originali potrebbero essere gli Utiguri, i Cutrigurie gli Eftaliti(AlkhunaoppureOlokhontor). Perciò il periodo trascorso in queste regioni, oggi divise territorialmente tra l'Afganistan, l'Uzbekistan e il Tagikistan, ha forgiato l'etnia e la cultura delle tribù antiche tramite lievi interazioni con le popolazioni iraniche della Sogdia, Ferghana, Bactria e Bukhara, con i Massagetai e i Dahae, con i Parti e i resti dei traco-macedoni venuti secoli prima con Alessandro Magno, senza portare però ad un linguaggio come il Tokharico A e B che è frutto del forte influsso della lingua di Bactra sui Tokhari. I Wakhanduri erano seminomadi, ma praticavano il culto del Sole, della Luna e del Dio della Tempesta e del Tuono, Tangra).

Una cronaca antica sopravvissuta fino ad oggi, la Cronaca di Michele il Siriano, detto Mar Michael il Grande, Patriarca d'Antiochia, cita l'arrivo dei Bolgari nel periodo 350-550 d.C. nell'odierna Russia meridionale: "In quei tempi vennero dalla Skitia (Scizia) Interna, dall'Asia Centrale, tre fratelli che condussero con sé 30 000 "Scizi" e percorsero la strada di 60 giorni dai crepacci dell'Imeon (regione del Pamir-Hindukush) fino al fiume Tanais (il Don) che si getta nel Lago di Meotida (Mare d'Azov), questa gente venne chiamata Boulgari dai Romani". L'emigrazione verso occidente in seguito alla distruzione dell'Impero Kushan da parte dei Persiani attorno al 250 d.C. portò ad un periodo di convivenza con Sarmati ed Alani, stanziati nelle regioni attorno al Mar Caspio, i quali erano etnicamente imparentati con i Tokhari. L'origine etimologica di alcuni titoli militari come BOYLA e le caratteristiche dell'esercito bolgaro così diverse da quelle dei Kushani sono un'eredità di quel periodo. L'attacco degli Unni mise fine a questo stato di cose e portò all'incorporazione di Utiguri e Cutriguri nell'impero tribale turco-altaico, mentre gli Wakhandur-Bolgar cercarono il ritorno nelle terre dei fiumi Oxus e Yaxartes(Syr-Darya) aiutando gli Eftaliti(Olokhontor) nella riconquista della loro antica patria. La brevità di questo dominio unno (375-463 d.C.) ha lasciato solo effetti marginali nel popolo dei Bolgari (pochi vocaboli di origine altaica). In effetti la matrice turco-altaica è stata rinforzata lievemente solo in seguito tramite l'assimilazione dei resti degli alleati Cumani, sconfitti nel XIII secolo e di fatto assimilati sia dagli Ucraini che dai Polacchi nelle rispettive nascenti nazioni. Dubbi sono i legami con i turco-altaici Avari che dominarono la steppa per qualche decina di anni e la Pannonia per due secoli. Un lieve imparentamento etnico è da escludersi, malgrado un breve periodo di alleanza militare, visto l'odio che separò poi questi due popoli e viste le origini culturali incompatibili (il bacino Tarim in un caso e il fiume Onon nell'altro). Sembra più probabile che gli Avari siano stati identici, più che agli Unni Rossi (i Chioniti rossi sono originari della Ferghana e perciò in nessun caso turco-altaici), agli Zhu-Zhan e perciò cugini degli Unni, o addiritura una delle tribù di questa antica federazione tribale altaica che venne in maggioranza sterminata, una volta venuta meno la sua proverbiale forza bruta. Leggende di origine tracia raccontano di un mitico re Bolg vissuto in Tracia nel VII° o VIII° secolo a.C., re Bolg che avrebbe dato il nome alla nazione bulgara. Siccome il nome di Bolgari-Bolgari compare storicamente per la prima volta nelle steppe della Russia meridionale, bisogna ammettere una fusione di gente di origine traco-elleno-macedone con i Tokhari nella Battria. Una volta distrutta la loro unione politica da persiani e poi dai turchi, questa gente, assediata a sud dai persiani e a nord-est dai turchi, concepì il disegno di tornare alla propria patria antica, la Tracia, costeggiando il Mar Caspio per attraversare poi il Volga, il Don, il Dniepr e in fine il Danubio.

Un problema di scottante e d'imbrogliata attualità etnografica è la relazione tra Bolgari da una parte e Chuvashi, Tatari (o Tartari) e Balcari del Caucaso dall'altra. Il tutto è legato a domande storiche concernenti il destino della Bulgaria del Kama (o del Volga) e delle popolazioni bolgare rimaste nel Caucaso dopo la fondazione del Khaganatodei Khazari. Studiosi ingenui o tendenziosi hanno basato sullo studio di queste popolazioni le loro conclusioni turco-altaiche sull'origine dei Bolgari. Il caso dei Balcari del Caucaso è semplice: un'esigua popolazione bolgara rimasta in quella regione sotto il dominio dei Khazari è stata prima  parzialmente altaizzata da questi ultimi negli anni 650-850 e poi definitivamente dalla conquista dei turcomanni Cumani-Qipchak nei secoli XI-XIII. Il risultato è il mantenimento della denominazione Balcaria con etnicamente e linguistcamente una popolazione turco-altaica. Non si sa ancora esattamente come sia nato il Khanatodella Bulgaria del Volga (forse per emigrazione di Cutriguri e Utiguri dal fiume Kuban del Caucaso dopo la vittoria araba sui Khazari nel 737 d.C.), uno stato che prosperò dal X al XIII secolo fino alla distruzione per mano dei Mongoli. Sia i musulmani Tartari, di lingua turco-altaica, del Tatarstan odierno (una repubbilca autonoma della Federazione Russa) sia i cristiani Chuvashi, di lingua definita ugro-altaica, dell'omonima repubblica autonoma (sempre nella Russia) rivendicano una discendenza dalla Bulgaria del Volga. Evidente è l'altaizzazione nel Tatarstan prima per opera dei Khazari assimilati e poi per mano dei conquistatori Mongoli. La distruzione dello stato dei Khazari da parte di Svyatoslav di Kiev nel periodo 965-969 ha portato nel XII° secolo ad un'estesa fusione con i confratelli (solo i vertici dei Khazari avevano abbracciato l'ebraismo, mentre la classe dei guerrieri pregava Allah) della Bulgaria del Volga (qui l'islam venne scelto per calcolo politico nel X secolo). L'attacco del Mongoli di Batü e Sübütei nel 1236 distrusse lo stato medioevale e disperse la popolazione tra Russi che ne asssimilarono una parte, Tatari e Ugro-Finni. Perciò i Chuvashi hanno avuto la loro origine dagli Ugro-Finni delle lande circostanti, forse anche da resti di Scizi, resti di Bolgari decisi a non farsi assimilare dai barbari conquistatori, Suwari e Khazari, finendo per sviluppare una lingua in buona parte altaica e solo lontanamente imparentata con l'antico bolgaro (poche radici sopravvissute nel lessico). La lingua dei Chuvashi di oggi permette solo conclusioni limitate sulla cultura dei Bolgari prima delle invasioni turco-altaiche (compresa l'artificiosa relazione Z-R* o zeta-rhotazione), contrariamente alle tesi di Velentyn Stetsiuk che dichiara i Chuvashi eredi degli altaici Scizi e di un antico popolo bulgaro presente in Ukraina fin dal terzo millennio a.C. (??). L'argomento è altrettanto valido per le teorie dei Tartari. La discendenza dai Bolgari, se mai è esistita, è andata persa più volte completamente, sia nella lingua, oggi totalmente turco-altaica, sia nella cultura, tramite assimilazione tra Khazari e Mongoli. Non sorprende però che essi si identifichino in un passato bolgaro ormai mitico, poiché quella cultura fu l'unica non-slava ad avere uno sviluppo urbano, economico e letterario di cui siano rimasti ancora reperti archeologici (la capitale dei Khazari, Itil, una volta sede degli Unni, si trova invece sul fondo del Caspio), tutto il contrario insomma dell'eredità dei razziatori mongoli, i quali vissero in tendopoli e fortini di legno fino alla loro sconfitta definitiva per mano della nascente Russia di Ivan IV, il Terribile!

Bisogna in fine segnalare nella Bolgaria medioevale l'assimilazione di un buon numero di Peceneghi (un'altra buona parte finì in Ungheria), anch'essi alleati militari in quei secoli, dopo la loro cacciata dalla Russia meridionale e la sconfitta definitiva contro Bisanzio nel 1091. Incerta è l'origine etnica dei Peceneghi pagani o buddisti (BAGIANAK sembra essere un appellativo di origine turco-altaica per indicare un clan di cugini imparentati alla guida delle rispettive tribù), ma sembra che siano stati, contrariamente alle fantasiose teorie turco-altaiche, imparentati con gli antichi Bolgari, provenendo anche essi dalle regioni della Sogdia e della Ferghana. Altaici sono invece i Cumani, unico esempio di popolazione altaica cristianizzata, assimilati nei Balcani e in Dacia dopo la distruzione del loro regno nel 1222 da parte dei Mongoli. Decine e decine di migliaia di guerrieri con seguito vennero accettati e si stabilirono poi nei confini del secondo regno bolgaro.

Finalmente, la slavizazione degli Wakhanduri nei Balcani è nota a tutti, ma errata è la stima del suo grado. Un'attenta analisi della lingua bulgara contemporanea rivela numerosi vocaboli con radici monosillabiche, ma desinenze slavoniche, di chiara origine celto-iranica (non persiana e nemeno turco- altaica), assenti nelle altre lingue tipicamente slave. Aggiunte le considerazioni storiche (mai una minoranza di Bolgari avrebbe tenuto il campo contro Slavi, Bizantini, Magiari, Traci, Germani per così a lungo), si deve accettare una mescolanza di circa 1:1, frutto dell'evoluzione economico-politica ma anche culturale (la cristianizzazione)!

In conclusione bisogna soffermarsi sul problema bulgaro-macedonedell'ultimo secolo di storia dei Balcani. La mancanza di onestà e buon senso ha intorpidito parecchio le acque già poco calme della penisola balcanica senza che si debba aggiungere anche questo. Evidentemente hanno torto i nazionalisti bulgari che vedono nei Macedoni solo bulgari occidentali con un proprio dialetto da ricondurre nell'ovile di una grande nazione. Se non c'è identificazione in una nazione comune, malgrado un passato comune (re Samuil era re degli slavo-bulgari e la Macedonia era un termine geografico del suo regno), non la si può imporre. Il risultato odierno sembra essere la conseguenza tardiva e inevitabile della prima struttura del regno dei Bolgari che avevano lasciato gli Slavi e i Traci autonomi in una zona cuscinetto tutto intorno al proprio nucleo d'insediamento centrato sulle sponde del Danubio, cosicché le popolazioni delle zone periferiche hanno mantenuto un maggiore carattere etnico slavo in Macedonia e tracio in ciò che poi divenne la Valacchia e il nucleo della Romania odierna.


L'origine delle teorie generalmente proposte oggi dai manuali di storia
 
 

Prima di demolire le fragili basi delle teorie di origine sovietica, germanica o turco-altaica (Omelyak Pritsak, Valentyn Stetsiuk e simili), purtroppo accettate passivamente anche da numerosi ed inetti strorici bulgari (Geo Donev, Ivan Venedikov per citare giusto un paio di nomi), nonché incorporate nei manuali occidentali, è giusto dare un'occhiata al loro sviluppo. Le interpretazioni turcolofile si basano sui seguenti "fatti" o presupposti:

a) L'origine pseudo-altaica della designazione etnica BULGARIA. Una delle tribù dei Kirghisi si chiamava BUGU o PUGU e inoltre BULGA in turco significa mischiare. I turchi vedevano nei Bulgari un miscuglio di diversi popoli (Slavi, Bolgari, Traci, Unni, Cumani, Peceneghi).

b) Il primo impero turco aveva sottomesso i Bolgari per qualche decennio nel VI secolo ed aveva elencato i nomi delle tribù vassalle (Utiguri, Cutriguri, Onoguri ed Oguri identificati erroneamente con gli Onogonduri-Wakhanduri Bolgari) nelle proprie liste come sottoposte ad altre effettivamente turche.

c) L'invasione bolgara dei Balcani nel VII secolo è avvenuta in un periodo storico, iniziato nel 350 d.C. e durato ancora 10 secoli, quando ogni invasione barbarica veniva etichettata come turco-altaica (Unni, Khasari, Avari, Mongoli, Cumani), dopo aver considerata puramente germanica l'ondata precedente (Goti, Vandali, Burgundi, Longobardi, Sassoni).

d) I guerrieri turcomanni, in minoranza rispetto alla massa degli slavi, sarebbero stati slavizzati quasi completamente (con solo qualche decina di vocaboli di origine turca come traccia della loro origine) dalle tribù degli slavi meridionali in modo da spiegare l'evidenza linguistica odierna.

e) La costruzione di teorie pseudo-linguistiche turco-altaiche che prevedono il collegamento arbitrario di qualsiasi radice lessicale con l'antico turco tramite il libero scambio di consonanti e vocali. Questa metodologia è in auge anche nel mondo ugrico e caucasico allo scopo di rendere tutti discendenti dei Sumeri o viceversa. Un esempio: la parola bolgara TVIREM deriverebbe da tekuzinchi (turco antico)?? Senza commento!!

f) I Chuvashi sarebbero eredi genuini e diretti della Bulgaria del Volga con la loro lingua effettivamente altaizzata, stesso argomento per i Balcari del Caucaso.

g) Recenti ritrovamenti archeologici nelle steppe euroasiatiche vengono sfruttate per la costruzione di leggende e miti ugro-turco-altaici (antichità politico-culturale turca risalente alla preistoria) nei quali c'è posto anche per i bolgari (Dimitrov è uno dei storici recentemente impegnato in questa direzioen). Ogni iscrizione runica viene dimenticata oppure letta da destra a sinistra alla turca (solo consonanti turche con libera scelta delle vocali “giuste”).

h) L'interpretazione turco-altaica dei titoli reali (han deriverebbe da qaghan, boyla da una radice sconosciuta ma "sicuramente" turca, ichirgü boyla, ecc), dei termini del calendario (dilom, altom) e dei nomi personali (Qubrat, Äspärük, Doulo = Gyula) degli antichi Bolgari sembra dare un risultato "soddisfacente" che però è assurdo e contradditorio in realtà (così non si riesce ad interpretare nemmeno una delle iscrizioni tombali!).

i) Le differenze nei tratti somatici e nel fisico di una parte dei bulgari odierni rispetto a slavi come Serbi, Croati, Polacchi.

j) Tutti i popoli della steppa asiatica (Sarmati, Scizi, Tokhari, Bolgari, Avari, Peceneghi, Khazari, Turchi, Unni) sarebbero interamente nomadi ed analfabeti con lo sciamanesimo quale forma di religiosità imperante, nonché parte di un'unica piattaforma culturale turco-tartara.

In conclusione bisogna stare attenti ai moventi di natura razzista o nazionalista che si nascondono dietro la storia raccontata da queste teorie. La storiografia turcofila mira a dare una base storico-etnica all'unione sotto la guida della Turchia di tutti i popoli presunti altaici dell'Euroasia (Turkmeni, Tatari, Kazaki, Mongoli, Curdi, Bulgari, Bosniaci, Kirghisi ecc) in una mega-comunità turco-altaica e musulmana che si estenda dal Volga fino alla Mongolia, dall'Adriatico al Caspio, attraverso l'Anatolia, in modo da riunire i territori degli imperi del passato di Gengis Khan, di Attila, dei Göktürk e degli Ottomani, nell'illusione che il presente XXI secolo sia destinato a vedere la realizazzione di questo incubo.
C'è invece del razzismo celato più o meno bene dietro i testi degli storici sovietici o russi, ungheresi e tedeschi. L'immagine che propongono dipinge tutti i popoli della steppa come barbari turco-mongoli, primitivi e brutali, addiritura di aspetto fisico segnato dal degrado (morale?), nomadi ed analfabeti perché di razza inferiore a quella dei magiari, germani o russo-slavi e destinati ad essere civilizzati da questi ultimi. A questi propositi tendenziosi si aggiunge anche una buona dose di ignoranza ed intelligenza limitata: scarse conoscenze linguistiche (non basta conoscere un paio di lingue europee moderne con l'aggiunta del greco e del turco, vedi tentativi di Emil Zhivkov, Emil Zakariev, Dimitrov oppure Shopov) ed etnografiche, approcci scientifici con  logica ottusa e senza alcun buon senso. Inoltre, il gusto per le polemiche personali ("gli altri hanno torto perché non seguono la mia logica") e il metodo della relativizazione infinita tipico di questi personaggi ("tutti hanno ragione e tutti hanno torto", "non si può sapere l'origine del presente perché non la conosciamo") non producono che testi pseudo-scientifici, ma in realtà mediocri o addirutura falsi. Alcune pubblicazioni degli ultimi anni, accompagnate da numerose rivelazioni archeologiche, hanno finalmente preso una via più obiettiva e logica nello studio della storia dell'Euroasia.


Alcune "perle" dell'errata interpretazione turco-altaica di etimologie, reperti archeologici e storici
 
 

Innanzi tutto, qualsiasi interpretazione turco-altaica si dimostra in reatà falsa e fuorviante, poiché il punto cardine sta nell'analisi etimologica di nomi personali, titoli, nomi geografici e vocaboli tramite la sostituzione libera di consonanti (la famosa R per Z o viceversa, N per D, G per H, L per S e chi più ne ha più ne metta) con scelta arbitraria delle vocali ("le vocali giuste" ä, ö; ü, i), la qual cosa non ha bisogno di controargomenti!

Un esempio ugro-uralo-sumero-elamo-turco-magiaro: l'etnonimo SARMATI deriverebbe da szilö (uva in magiaro) con la completa sparizione della R per una proposta fantasiosa di Adorian Magyar, ciò perché i Sarmati avrebbero abitato e coltivato terre piene di vigneti. Invece i Sarmati erano guerrieri e saccheggiatori, altro che vigneti!  Simili risultati provengono anche dalla penna di Fred Hamori che con i suoi congregari fa di tutto pur trovare un'ascendenza sumero-elamo-hurrita-ugro-medio-turco-irano-unna al popolo ungherese. Qualsiasi appiglio, dal Caucaso all'Arachosia va bene, purché la tecnica etimologica turco-altaica trovi applicazione: magiar deriverebbe da madja quindi dai medi, mentre un titolo ungherese come keve addiritura dal kavi della stirpe kayana degli iraniani che in realtà sarebbero turco-altaici. Scempio! Un altro risultato recente proviene da ricerche etimologiche anatoliche pubblicate su www.lostlanguages.com: i nomi reali urartiani come Argishti deriverebbero dal turco antico Er-kyldy (?), kani (avverbio = in fronte) da önü (la sua fronte) oppure da kany (dove) - invece kany deriva dal sumero kanna = principe, ovvero qualcuno che sta davanti agli altri, la medesima radice del titolo imperiale khan - mari (= cavallieri) da süvari e da ultimo (per una breve scelta tra le centinaia pubblicate) Tushpa (la capitale) da Iti-sub-ia. In questo modo i turcofili dimostrano l'origine altaica di popoli (soprattutto di quelli quasi sterminati con le proprie mani) come gli Etruschi, gli Armeni, i Parti, i Greci e gli Slavi, sicuramente i Kurdi, e chi più ne ha più ne metta!

Oltre al già citato caso del cardinale bolgaro TVIREM (quarto, deriva infatti dall'avestano tuiram, simile al celtico teoir!) associato fantasiosamente, poiché DEVE essere così, con il turco tokuzinchi (il cardinale 9) nonché ad un nome personale di un regnante sconosciuto (il Khan Tvirem??), ecco una serie breve di "perle" dell'interpretazione turco-altaica.

Innanzi tutto il termine per eccellenza, BOLGAR, con il quale questo popolo si identificava solo a partire dalla formazione della federazione tribale della Grande Bulgaria di Houvrat (nome poi deformato dagli altici in Kubrat e dai germani in Kurt). Il termine turco BULGA (= miscuglio) sembra calzare a pennello, però come designazione di un popolo sottomesso, mentre il dominio turco sui bolgari durò solo pochi decenni. Ora, nessuna logica di un popolo fiero come era la tribù del Clan Doulo avrebbe accettato di autodefinirsi con un termine sprezzante proveniente da una fonte che essi odiavano. Il paragone con il termine TAGIC s'impone. Oggi la popolazione della Ferghana e della Sogdia, nel Tajikistan moderno, si definisce tagica (tagico era un termine altaico per indicare con disprezzo una persona non-turca) solo dopo circa 12 secoli di dominio turco-altaico che insieme all'islamizzazione ha spezzato l'orgoglio antico della popolazione indigena.

DOKHS (cinghiale in bolgaro) deriverebbe da TONGUZ (... tolta la N, insomma) e così via per gli altri termini del Calendario dei 12 Animali: CHITEM da etinchi per il cardinale 7 e VECHEM da juchinchi per il cardinale 3, VER (dragone in bolgaro) dal tataro vjor (= lupo), poiché dragone in turco si diceva lun (un prestito dal cinese), oppure da ävrän (turco autentico per dragone), TUTOM sarebbe il quarto mese per i turcofili, quando è evidente che si tratta del cardinale-avverbio derivante dall'indoeuropeo TU = due! Inoltre si spiegherebbero così ZERCO da ichirgü, SHEKHTEM da säkiz (chi s'è mangiato la Z?), via una forma dialettale chuvashica inventata come shäkertrm; DVAN via davlan da tabishgan (lepre in turco) oppure, non si sa bene come, da yün (= cavallo); HOUMSHI da jumshak invece che dal sumero-accadico humsju (pezzo di metallo fuso); TULSHI da tulgia invece che dal sumero-accadico tulsju (elmo, questo termine si è diffuso in tutto il mondo antico orientale, quello turco-altaico compreso, senza alcuna necessità da parte nostra di reclamare una discendenza sumerica per i bolgari antichi!), e per finire HLOBRIN da una radice turca sconosciuta (ma deve essere turca!), invece di cercare la spiegazione nella lingua direttamente proveniente dell'antico bolgaro, il bulgaro moderno, con hlop-vam (origine germanico-slava per bussare, perquotere, in russo hlopat, in Althochdeutsch clophon da cui klopfen) + bron-ya (armatura, bruinne in celtico per indicare il petto, brynja in norvegese per la maglia di metallo e brunjô in gotico, Middle English brynie) per indicare una macchina da guerra (ariete corazzato o torre d'assedio), in grado di difendere contro i colpi avversari i soldati operanti all'interno o riparatisi dietro!

Il titolo Ichirgu (Boyla) "deriverebbe" dal turco izürgü (= interno),  ma la cosa non convince; meglio ichir-gaw = di questa contea, da un termine bolgaro e uno ostrogotico! Boyla Colobur (col in gaelico = colpa + bur da bher = raccogliere, quindi colobur = sacerdote, ovvero colui che porta le colpe del popolo davanti agli dèi, ma forse ancora meglio da kolo = il Disco del Sole per scizi e russi antichi, allora avremmo sacerdote = portatore del Disco Solare durante cerimonie religiose dei bolgari) secondo il turco proviene in origine da qola guz, proposta ridicola come tutte le altre quali hutelbury (avar-zhuzhan per dirigere, commandare). Per finire, il clan reale dei Doulo sarebbe legato al nome turco di Jula (Gyula in ungherese). Invece non esiste nessuna prova che Attila degli Unni dul in tracio significava casa o famiglia, mentre dulas in sanscrito era il nome di una delle 7 stelle Pleiadi. Potrebbe trattarsi di un soprannome dalla scrittura deformata proveniente da DYL via DOYL (benché in Irlanda il nome Doyle sia diffuso, questa volta, a differenza di altri nomi uguali a quelli dei Bolgari come Dannar/Dannan/Donn, Gordon, Ugain, l'idea non funziona poiché il nome Doyle è una lettura inglese di un'espressione gaelica destinata agli invasori vichinghi del secolo XI: Dubh-ghaill = stranieri scuri) per finire in DOUL (scribi ellenici!), indicando l'Anno del Serpente che segnò l'ascensione al "trono" dei primi due principi, Avitokhol e Irnik.
Il nome personale Dula o Doule era diffuso tra i Traci, proveniva forse dal nome di una loro antica divinità, la Chiesa Ortodossa annovera anche un San Dulas martire nell'anno 310 d.C. Volendo proprio prendere un'origine sumerica per contatto nel periodo dell'occupazione della Sumeria da parte dei Gutei (Guti-Guri = Gut-ragi = rei dei Gutei e perciò una delle tribù dei bulgari antichi, i Kotragi o Chotrae), si potrebbe leggere il nome come Doulou proveniente da DU-LU = uomo che lavora o combatte. Nelle lingue turche Doulo non ha significato lineare, mentre l'espressione sumerica è finita in greco come DOULOS per indicare uno schiavo = uomo che lavora per conto di un padrone. Pensando ai contatti degli antichi Tokhari con la cultura cinese si può veder anche una designazione DOU-LU = Drago Combattente. Insomma, qualsiasi interpretazione diventa possibile!